martedì 6 gennaio 2009

IL PENSIERO NON MUORE


A cento anni dall’esecuzione di Francesc Ferrer, fondatore della “Scuola moderna” / Un antico ispiratore per i nuovi movimenti in difesa dell'istruzione pubblica.


da Leonardo Badioli

Il movimento per la difesa della scuola pubblica sorto in seguito al decreto Gelmini ha contribuito alla riscoperta di importanti pagine di storia della cultura moderna e se ne è valso nello scorcio dell’anno che si è chiuso a sostegno e convalida delle idee che intendeva esprimere. Felicissimo è stato l’incontro con Piero Calamandrei, dove il grande giurista fiorentino disegnava lo scenario di un possibile futuro ritorno all’autoritarismo a partire proprio dalla banalizzazione della scuola pubblica: così somigliante a quanto avviene oggi. Altrettanto felice sarebbe per un senigalliese rinnovare la conoscenza del concittadino Rodolfo Mondolfo, che si battè con generosità e rara intelligenza per la causa che oggi viene ancora agitata nelle piazze, con argomenti forse non altrettanto lucidi ed efficaci. Non che gli studiosi se ne siano dimenticati - segnalo per esempio l’illuminante articolo che gli dedicò don Vittorio Mencucci giusto trent’anni fa – ma la lettura di alcuni suoi articoli sui temi della laicità, della libertà della scuola, dell’esame di stato, della politica scolastica, opportunamente aggiornati, aggiungerebbe vigore e darebbe reputazione agli argomenti chi si adopera perché la scuola pubblica non venga umiliata e ridimensionata. Farò in modo di mettere in rete questi scritti prima possibile.
Tuttavia, trovandoci ai primi giorni dell’anno 2009, vorrei dedicare qualche riga a un centenario. Non so quanti si saranno soffermarti a considerare una lapide sul muro degli ex-Magazzini Generali, all’esterno del GRATIS. Vi si ricorda, con l’enfasi di altre fedi e di altri anni, la memoria di Francesc Ferrer. Catalano, di idee libertarie, fu costui un grande educatore, fondatore della Escuela moderna, alla quale conferì un’impronta marcatamente laica in contrappozione al conformismo dominante ai suoi tempi. La scuola durò poco, tra persecuzioni, arresti e debiti: nemmeno cinque anni, ma il bollettino che Ferrer affiancava all’attività d’insegnamento ebbe collaboratori straordinari come Anatole France, Herbert Spencer, Ernst Haeckel, Piotr Kropotkin, Lev Tolstoj, a conferma della risonanza internazionale e del valore sociale di questa esperienza.
Alla fine di agosto del 1909 Francesc Ferrer fu arrestato con l’accusa di avere organizzato una rivolta popolare contro la Guardia Civile che sorvegliava la partenza dei soldati, quasi tutti appartenenti alle classi povere, per le guerre coloniali; e, dopo un processo farsesco in cui furono prodotte false testimonianze, venne fucilato nelle fosse del castello di Muntjuich.
L’indignazione seguita alla notizia della condanna e l’emozione suscitata dall’esecuzione furono enormi, e l’omaggio che il mondo volle tributare al valore dell’uomo e della sua idea trova ancora riscontro nella toponomastica stradale e nelle epigrafi murarie un po’ dovunque in Italia (una via gli è dedicata a Roncitelli; una lapide nelle piazze di Arcevia e di Fabriano).
Voglio sperare che, come avvenne cinquant’anni fa con la posa della lapide di Senigallia, qualcuno si ricordi di Francesc Ferrer, e porti rose rosse dove si ricorda uno di quegli uomini senza i quali noi tutti non penseremmo quello che pensiamo e non saremmo quello che siamo.

EPIGRAFI PER FRANCESC FERRER

La lapide posta a Campiglia, in provincia di Livorvo, così scrive:

TORQUEMADA DISSE AI MONARCHI
UCCIDIAMO IL PENSIERO
FERRER RISPOSE AI CARNEFICI
IL PENSIERO NON MUORE
LA SCUOLA MODERNA
SCRIVERA’ COL MIO SANGUE
LA VOSTRA CONDANNA


Quella di Arcevia tramanda parole di Pietro Gori:

NELLA BASTIGLIA DI MONTSUCH
FRANCESCO FERRER
EDUCATORE E PENSATORE
CADDE SOTTO IL PIOMBO DEL RE
E DEI GESUITI DI SPAGNA
COL GUARDO FISSO NEI SECOLI
CHE BENEDIRANNO COL SANGUE
DA UN MERIGGIO RADIOSO
DI VERITA’ E GIUSTIZIA.


Quella che si trova a Senigallia invece porta versi di Giovanni Pascoli:

UNO SCOPPIO DI FUCILI
UBBIDIENTI A UN BREVE CENNO DI SPADA
DA DENTRO UNA TORVA SOLITARIA CINTA DI MURA E DI FOSSE
ECHEGGIO’ NELLE SCUOLE DELLA TERRA
RIMBOMBO’ NELLE OFFICINE DEL MONDO
E I PENSATORI ALZARONO GLI OCCHI DAL LIBRO
E I LAVORATORI ALZARONO IL PUGNO DALL’INCUDINE
E SI VOLSERO AL TRAMONTO
DOV’ERA BAGLIOR DI FIAMME E ODOR dI ROGHI
FRANCISCO FERRER
ERA LA’ CADUTO IN UN TETRO FOSSATO
E GLI UCCISORI INCOSCIENTI
SFILAVANO AVANTI IL CADAVERE INSANGUINATO DI COLUI
CHE VOLEVA REDIMERE ANCH’ESSI INFELICI
STRINGETEVI L’UNO SULL’ALTRO AVANTI QUESTO MARTIRIO
O PENSIERO E LAVORO UMANI
QUELLI CHE FERRER NON POTE’ REDIMERE CON LA PAROLA
LI REDIMA COL SUO SANGUE